Da giovani, è ovvio, si pensa
a ben altro che alla morte - e poi è troppo lontana.
Per anni il suo mistero non ci sfiora nemmeno, non suscita
alcun interesse. Poi, all'improvviso, muore una
persona cara, forse l'amico con cui la sera prima
eravamo andati a ballare in discoteca.
Allora la morte comincia a esistere ed
è capace di riempire di sé tutte le ore
del giorno e della notte. E ci si accorge di essere impreparati,
sprovveduti, spaventati.
Ma che cos'è la morte?
E che senso ha nascere se poi, non si sa né come
né quando, ci toccherà morire? E dopo la
morte, che succede?
C'è chi dice: nessun morto
è mai tornato a raccontare ai vivi quello che avviene
nell'altro mondo, ammesso che paradisi, inferni,
purgatori - e limbi - esistano davvero.
E se invece fossimo noi a non capire
il linguaggio dei Morti, che muoiono dalla voglia di raccontarci
la loro nuova e bellissima vita, quello che fanno fuori
dal corpo in mezzo a miriadi di Esseri spirituali, in
regioni dell'anima e dello spirito piene di meraviglie?
E se fosse possibile guardare anche da
vivi oltre la soglia della morte, come accade ogni volta
che apriamo la porta di casa e ci si presenta davanti
agli occhi il mondo di fuori, tutto da esplorare?
Insomma, che succederebbe se piano piano
si venisse a scoprire che la morte può diventare
una cara e rincuorante amica?
Pietro
Archiati